Metamorfosi
alla
prima occasione
sulla
sabbia dell’alluvione
al
primo pretesto di crisi
scatole
di sardine motore due tempi
dovunque
bandite
il
ciglio del fiume diventa una pista
il
verde pendio verso il cielo un deserto
si
sono spersi i mughi
li
troveremo lontani insieme
ai
folletti increduli e disarmati.
Franz
puoi nasconderti,
roba
da nulla la tua trasformazione
al
cospetto dei nuovi campioni
cambiano
in fretta qui i boschi e le valli
e
lo scarafaggio insieme.
Mughetti
di Segname
mogi
mughi superstiti
l’aria
infetta di un arrosto di polveri
brucia
tutto il pendio
un’ombra
oleosa è scesa su foglie e cortecce
non
c’è humus, non ha più nessun umore
la
terra.
Poco
fa tuonavano alte le voci
“La
nostra valle, i nostri boschi
dobbiamo
vogliamo conserveremo esalteremo,
la
loro bellezza magica
è
nostra vocazione”.
Giù
da quel pulpito di imbonitori
poca
voca molta foca (sarà)
non
sapete conservare nemmeno le marmellate
direbbe
lo scomodo poeta di Bologna
Giovanni Invernizzi
Il venticinquesimo anno
ÓMCC,
2004.